
dalla sezione "I canti di Penelope"
così lontano c'è soltanto il vento
Così lontano c'è soltanto il vento,
così lontano sei dentro al momento
inabissato della vera notte.
Là battono le percussioni fatali,
ebbre di sangue, senza mai confrorto.
Tu non lo sai - io l'ho bevuto
dalle schegge della tua assenza.
Tu non lo sai ed io devo cantare
dentro il mare da sola.
Hai trascinato ancora sullo spasmo
delle rocce marce e delle onde
la prima scelta fino all'ovest.
Guarda nell'acqua:
le voci attraverso le gole del buio
non hanno un suono per te,
ma quel certo gemito che, alla campana,
strisciando contro i muri,
accompagna le partenze.
Attaccato ai polsi il liquore
delle meduse colore d'assenzio
ti rallentano il pulsare
- indolenzimento del riconoscersi -
ed io devo cantare attraverso il mare
da sola.
Guardati nell'acqua.
Ti rimane inchiodato alle mani
lo spazio dei millenni.
Fuori, il buio, e dentro la zampata,
quel piccolo occhio di fuoco che segui
come un'allucinazione.
I tuoi tentacoli attraverso il foro
dragano ogni cosa giù per il tempo,
ogni rovina, le squame
delle comprensioni passate,
ma l'uomo non si trova tranne nella bestemmia
ed io devo cantare dentro il mare da sola.
dalla sezione "Pietre dall'Ida"
le matrici tracciate sulla sabbia
Le matrici tracciate sulla sabbia
hanno fianchi neri di combustione,
girano assieme ai giorni ed al tormento
buio dei flutti.
L'onda deserta di cenere filtra
luce, crolli di fiamme sui versanti.
E tra le voci funebri e le voci
di tentazione,
il sangue si fa duro, più lento, la
carne è di pietra. Il vento breve della
notte non ha valenza di sapere
o di dolore.
