Libri
tutto questo
puntoacapo 2018, pp. 104, euro 15, premio don Luigi Di Liegro
ordinabile su www.puntoacapo-editrice.com
presentato su Repubblica qui
dalla Prefazione
di Elio Grasso:
«Maria Luisa Vezzali, con Tutto questo, torna nell’onda del mondo emersa all’epoca de L’altra eternità (esordio avvenuto esattamente 30 anni or sono). Tornano le contaminate gestualità, viste in ogni preliminare del giorno e della notte, di gente che rasenta stordimenti e inverosimili controversie. Il suo sguardo si posa su teste chine o
altrimenti sfrontate per inappropriata gioventù. Il suo affrontare la narrazione in versi non fa dormire o rincorrere sogni che la distrarrebbero da una andatura precisa, intensificata su selciati da gambe che sanno dove andare. Ogni pagina di questo libro ha come principio la misura del varco che porta alle fondamenta. Varchi verso il basso, fino ai labirinti edificati dagli uomini con vincoli di fedeltà al buio (“tutto cade nell’imbuto al suono disperso del gallo / diventa la misura della propria caduta…”). Verso i cardini che cigolano, le parole non sono soltanto parole, poiché accade qualcosa di nuovo che si scontra con la materia omologata. Come scriveva Eliot, accade che la creazione non deluda la lingua, ma tenda a colmare quel vuoto enciclopedico avvertito nelle macchine contemporanee…»
Recensioni di :
Donzelli 2007, pp. 108, euro 13.50, premio Anterem/Montano
"La parola che Maria Luisa Vezzali interroga va dalla realtà del dire alla realtà della natura. E da questa alla prima. Interminabilmente e con tutte le intensità possibili. Proprio tale inesauribilità - così strettamente connessa con il ciclo vitale - è l'elemento costitutivo di questa poesia. In lineamadre, tra la bocca della natura e la bocca umana si svolge un dialogo serrato. Vita e nominazione sono collocate l'una dentro l’altra consapevoli entrambe dell'obbligo di stendere tra i due livelli di presenza un tessuto connettivante, utile a preservare e salvare. La Vezzali sperimenta una lingua da trasmettere a chi nasce tale che, nascendo, non si senta fin da subito caduto su un terreno sterile, tra rovi inospitali. Il dire si costituisce come una sorta di “fermo-immagine” nella sorda circolarità della catena biologica. Circolarità sotto la quale sta accolto un doppio evento: nascere e dare la vita. E’ un evento
apparentabile alla dolcezza e alla fragilità, ma anche strettamente connesso con il dolore in tutte le sue sfumature. In lineamadre la parola che interroga, dunque, stringe insieme non solo due realtà (il dire e la natura), ma anche due nature: la tragica linearità dell'esistenza umana e la circolarità del corso naturale. Entrambe fanno valere l'idea che si debba trasformare l'esperienza dell'”essere al mondo” in una ricerca instancabile e senza disperdimenti..." (Flavio Ermini, su Poesia)
Indice: "dieci nell'uno": noi ogni giorno - fiore del regno - di sotto all'arco delle fondamenta - vasi di splendore - dopo la vittoria - bellezza - il forte seme della fiamma - peso d'amore - oscura madre comprensione - corona antica di giorni - "lineamadre": fino alla fine - qui c'è una prigione - scendendo - la rete - tu - fin dal principio - all'infinito - parole tra una donna e il suo cancro - madre de deus (azulejo) - "sul filo dell'arcangelo": suite - misericordia degli stalli di Vendôme - sassi - sette passi - di sogni emulsionati sul nitrato - suoni trasparenti - esplosioni - silenzio epitalamio - itinerari dell'amore coniugale - "la corda passata attraverso di me": sognando semi - canzone di Natale (baby blues) - Relizane, notte della strage di Ramadan - occhi - nomi - cinque settembre duemilaedue - ballata dei bambini uccisi dalle loro madri - lingua madre - a giacomo.
Una recensione di Neil Novello qui.
in Poesia contemporanea. Terzo quaderno italiano, Guerini & Associati, 1992
"Si apre e si chiude con le medesime quattro parole disposte a croce greca, come a segnare a chiudere un percorso, questa nuova silloge di Maria Luisa Vezzali. E ancora più l'intento simmetrico - a mezzo tra lo scultore neoclassico e lo sperimentalismo del secolo che va esaurendosi (da Finnegans Wake alla poesia visiva) - è palese considerando la disposione dei testi: sette nella prima endecasillabica sezione, sette nella terza, decasillabica. E l'ultimo della terza sezione risponde al primo della prima; il penultimo al secondo, e così via, con un'unica fuga ad libitum constituita dalla seconda sezione, dove i versi paiono non saper smettere di concedersi, e si accavallano, mostrandosi impudicamente, fino a che
l'autrice interviene a riportare l'ordine ripristinando la numerazione... Sibillina per studi e per programma, Maria Luisa Vezzali lascia poi trasparire all'interno dei suoi testi molto di un temperamento limpido e generoso, e della natura profonda, della sua mai abbandonata terra d'origine. All'apparente freddezza e schematicità dell'impianto, ella riesce infatti a contrapporre una tensione lirica al calor bianco..." (Franco Buffoni, dall'Introduzione)
Indice: "Nel raggio della luce che snatura": 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - "La terra dalla bianca riva": Anche il ventaglio è neve - Strada d'ombra - La moviola dell'angelo - al signore antichissimo Casiquiare - Eleusi marina - per la Coatlicue major - La battaglia sul lago ghiacciato - Dietro la finestra - Danza per la festa dei defunti - "Al decimo giro della spola": 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7.
Laboratorio di poesia di Modena, 1987, pp. 88
(con tavole di Maurizio Osti)
"Il primo libro di Maria Luisa Vezzali parve al tempo della sua uscita perfettamente radicato in un certo spirito del tempo: scrittura risolutamente "femminile" (per la centralità dei topoi dell'acqua e del sangue, ad esempio), riuso intelligente del mito, metalinguaggio discreto. Tuttavia, proprio perché la presenza di questi elementi allora up-to-date era necessaria e non posticcia, la poesia di questo libro della Vezzali risuona ancora oggi ancora tutta attuale, viva..." (Alberto Bertoni, Trent'anni di Novecento, Book Editore 2005)
Indice: (introduzione) - "Pietre dall'Ida": cielo disciolto - se oltre la soglia - ti conosco: eri il margine del luogo - le matrici tracciate sulla sabbia - il ritmo lieve - qui c'è vita appartata - i marinai guardano l'Orsa - lo scettro coperto e funesto - formicai ciechi ci portano - sotto al crollo dei vulcani, al battito - Minotauro incallito - (cronologia) - "Tra Cuma e Tiana": gli occhi neri, ferite - fanno le felci ombra sul silenzio - rito più esteso lo nascosi - sempre lo stesso volto ovunque - pronuncio le ore lustrali bagnate - volto senza nulla, volto di - nel suo largo moto lacustre - mi separa dai morti - nubi chiuse sui seminati - abbiamo ricordato e abbiamo - le sue labbra d'oltretomba mute - (notturno) - "I canti di Penelope": se puoi vedere gli occhi degli dei - che importa? - chiudo i tuoi occhi, amore - così lontano c'è soltanto il vento - questa notte spaventosa - hai camminato sulla spiaggia fino ad Ecate - sembra che s'alzo il vento - ho succhiato le alghe inginocchiata - i cavalli sull'imene - gli occhi d'acqua - l'abisso chiama l'abisso nel luogo - rigor mortis - sorriso d'acqua alla tua foce - exitus.
Officine della poesia
1. Bologna
Edizioni Kurumuny, pp.184,
euro 10
Comprende testi di:
01) Vincenzo Bagnoli
02) Alberto Bertoni
03) Vito M. Bonito
04) Alessandro Brusa
05) Martina Campi
06) Salvatore Jemma
07) Stefano Massari
08) Pier Damiano Ori
09) Francesca Serragnoli
10) Giancarlo Sissa
11) Sarah Tardino
12) Maria Luisa Vezzali
Dalla quarta di copertina:
«Tentare di fermare la poesia all'improvviso. E' questo il senso di Officine della poesia, un progetto editoriale che decide di presentarsi ai poeti senza appuntamento, per cogliere l'anima dei loro versi di sorpresa, coglierla in uno di quegli infiniti istanti in cui il farsi "verso" è bozza ancora perfettibile. Ne esce un'oepra che ha un'incredibile energia interna, una vitalità profonda e plurale in grado di far emergere gli elementi portanti di una scena».