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Grazie alla traduzione ho fatto alcuni degli incontri più importanti della mia vita. Prima tra tutte Adrienne Rich, poeta, critica e guerriera per i diritti, nata a Baltimora nel 1929. Quando ho letto per la prima volta i suoi testi, sulle pagine dell'antologia Norton, ho sperimentato sulla mia pelle quella verità che spesso si va ripetendo in modo un po' meccanico, ovvero che i libri cambiano la vita. Avevo 29 anni e lei parlava di me, dei miei stalli, delle mie rinunce vuote, dei pregiudizi a cui per pigrizia cedevo. Alla sua morte, nel marzo del 2012, una cappa di lutto si è abbattuta su di me in modo sorprendente. Per 18 anni l'avevo letta, tradotta, incontrata soprattutto nelle sue bellissime lettere/mail. Da ultimo l'avevo conosciuta attraverso la nipote Julia, in viaggio-studio a Bologna. A lei ritorno tutte le volte che perdo il senso di parole come donna, sinistra, persona, impegno, corpo, scuola.

La traduzione mi ha portato anche da Lorand Gaspar, medico, poeta e fotografo, nato nel 1925 in un paesino della Transilvania orientale, ma naturalizzato francese. La sua scrittura è luce, sabbia del deserto, scaglie scintillanti sulle onde dell'Egeo, chimica dell'intensità, abbraccio dell'estrema solitudine, felicità del vivere e dell'invecchiare. Dalle sue pagine trasuda una leggerezza pensosa, una consapevolezza sorridente, una gioia tutta spinoziana e intrisa d'amore. Ho tentato di descriverlo così: «Per chi riesce a scrollarsi di dosso la pesantezza è possibile salire e toccare per un istante una cima sulla quale lasciarsi assalire da una conoscenza della luce e della bellezza che rappresenta una nuova - continuamente perduta ma folgorante - fonte di sublime. Ma è anche possibile, se ci si arrischia a passare un'altra volta dal testo alla vita, arrivare all'età di Gaspar ancora "ebbri di un banchetto gioioso totalmente assorbiti dall'esercizio di vivere"...». E non c'è davvero cesura tra la pratica della vita e la pratica della scrittura con uomini come Gaspar: entrambe vibrano e radiano molto al di sopra dell'abituale. Quando il 9 ottobre del 2019 se ne è andato, sono stata triste per il discorso interrotto, ma ho anche sorriso pensando quale bellissima, piena, profonda e lunga vita l'essere umano sa a volte costruirsi.

Prima di loro, mi aveva insegnato il senso della traduzione Franco Buffoni. Dopo di loro da traducente e da tradotta ho condiviso innumerevoli esperienze intensissime. Adesso sto lavorando insieme a sei donne d'alto ingegno, Maria Micaela Coppola, Grazia Dicanio, Margherita Giacobino, Loredana Magazzeni, Migi Pecoraro e Anna Zani. Insieme siamo WiT, appunto Women in Translation, e siamo riuscite a portare in Italia Audre Lorde, una autrice di cui questo mondo intollerante e impazzito di paura ha sicuramente bisogno.

Se per concludere devo tornare alla poesia, anch'essa è diventata per me sempre meno una pratica solitaria, piuttosto un "cerchio aperto", una esperienza condivisa, un incrocio di strade, come è avvenuto a lungo con Le voci della luna e come continua con realtà più specificamente politiche come l'Associazione Orlando e l'Associazione Voci Globali.

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