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da "Volantini"

 

Notte in cucina

 

Il frigorifero ammutolisce.
Allora altre cose si sentono:
questa ottusa mente di metallo,
le sue lamine che sferragliano come l’effetto teatrale

di un tuono.

Il gonfiore che preme nelle vene è certo altra cosa
che sangue:
diciamo, lava fusa.

Tu diventerai una scogliera di pizzo nero a picco
sul mare piatto:

nervi, friabili come un lampo
che finisce in pinete bruciate.
Tu sei incominciata, stai incominciando, con il tuo cuore

lento, trionfante
dentro la sua caverna pacifica.

da "La volontà di mutare"

Planetario

 

Pensando a Caroline Herschel (1750-1848),

astronoma, sorella di William; e ad altre

Una donna sotto forma di mostro

un mostro sotto forma di donna

ne sono pieni i cieli

una donna     “nella neve
tra gli Orologi e gli strumenti
o curva a misurare pertiche di terra”

per scoprire nei suoi 98 anni

8 comete

lei come noi
governata dalla luna
levita nel cielo notturno
a cavallo delle lenti lucidate

Galassie di donne, vi scontano

la propria irruenza
costole di ghiaccio
in quegli spazi della mente

Un occhio
“maschile, preciso e assolutamente certo”

dalle trame impazzite di Uranusborg

incontra la NOVA

ogni radiazione di luce esplode

dal nucleo

mentre ci abbandona in volo la vita

e Tycho alla fine sussurra
“Che non sembri ch’io sia vissuto invano”

Vediamo ciò che vediamo

e vedere è mutare

la luce che avvizzisce una montagna

e lascia in vita un uomo

Il pulsar batte come un cuore
il cuore che si fa strada a fatica nel mio corpo

L’onda radio

fluisce dal Toro

Mi bombarda eppure            resisto

Ho resistito per tutta la vita
al centro della traiettoria di una batteria di segnali
le trasmissioni piú precise i piú
indecifrabili linguaggi dell’universo
Sono una nube galattica così profonda così invo-

luta che un’onda luce impiegherebbe
15 anni per attraversarmi E cosí
è stato Sono uno strumento sotto forma
di una donna che tenta di tradurre pulsazioni
in immagini per il sollievo del corpo
e la ricostruzione della mente

 

 

da "Il sogno di un linguaggio comune"

 

Fantasia per Elvira Shatayev

 

Capo di una spedizione di scalatrici, che morirono tutte

in una tempesta sul Monte Lenin nell’agosto del 1974.

Piú tardi il marito della Shatayev ritrovò e seppellí i corpi.

Il freddo pareva freddo finché il nostro sangue

divenne piú freddo poi il vento
morí e noi dormimmo
Se in questo sonno io parlo

è con voce non piú personale
(voglio dire con voci)
Quando il vento strappò il respiro da noi alla fine
non avevamo bisogno di parole
Per mesi per anni ognuna di noi
aveva sentito il proprio sí crescere in sé
formarsi lento mentre era ferma alle finestre in attesa

di treni rammendava lo zaino si pettinava i capelli

Ciò che stavamo per imparare era semplicemente

ciò che avevamo

quassú come nato da tutte le parole quel sí raccolse

le forze si fuse e appena in tempo

per incontrare un No senza gradi
il buco nero che risucchiava il mondo

Ti sento arrampicarti verso di me
con le suole degli scarponi che lasciano il loro morso geometrico

enormemente sbalzato su cristalli microscopici
come quando ti seguivo sul Caucaso
Ora sono molto piú
avanti di quanto entrambi avessimo sognato che si potesse essere

Sono diventata

la neve bianca pressata come asfalto dal vento
le donne che amo dolcemente scagliate contro la montagna

quel cielo blu
i nostri occhi ghiacciati cavalcano liberi nella tormenta

avremmo potuto ricucire quel blu insieme come una trapunta

 

Tu vieni (lo so) con il tuo amore la tua perdita

assicurata al tuo corpo con il tuo registratore la macchina fotografica

la piccozza contro ogni consiglio

per darci sepoltura nella neve e nella tua mente

Mentre il mio corpo giace qua fuori
lampeggiando come un prisma nei tuoi occhi
come potresti dormire Tu hai scalato sin qui per te stesso

noi abbiamo scalato per noi stesse

Quando ci hai seppellito raccontato la tua storia

la nostra non finisce noi scorriamo
nell’infinito l’incausato
il possibile

Il nucleo di calore di ogni cellula ha pulsato fuori di noi

nell’aria sottile dell’universo
l’armatura di roccia sotto queste nevi
questa montagna che ha preso l’impronta della nostra mente

attraverso mutamenti primordiali e minuscoli

come quelli che abbiamo passato noi
per portarci l’una con l’altra qui
scegliendo noi stesse l’una con l’altra e questa vita

ogni cui respiro e presa e ulteriore appiglio
è in qualche luogo ancora in atto e in processo

Nel diario scrissi: Ora siamo pronte
e ognuna di noi lo sa Non ho mai amato
così Non ho mai visto
le mie forze cosí accettate e condivise
e restituite
Dopo il lungo allenamento le prime difficoltà

ci muoviamo quasi senza sforzo nel nostro amore

Nel diario mentre il vento incominciava a strappare

le tende sopra di noi scrissi:
Ora sappiamo di essere sempre state in pericolo
laggiù nella nostra separatezza

e ora quassú insieme ma sinora

non avevamo mai toccato la nostra forza

Nel diario che mi fu strappato dalle dita avevo scritto:

Cosa significa amore
cosa significa “sopravvivere”
Un cavo di fuoco blu lega i nostri corpi
che bruciano insieme nella neve Non vivremo

per accettare di meno Lo abbiamo sognato

tutta la nostra vita

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